Pronti per la recensione di Vox di Christina Dalcher? Il mio parere su questo libro inizialmente era molto positivo ma pagina dopo pagina si è guastato. Andiamo a scoprire perché partendo dalla trama coinvolgente.
Vox è ambientato in un’ America distopica, governata da uomini maschilisti e fanatici religiosi e in cui alle donne è permesso pronunciare solo 100 parole al giorno. Un contatore al loro polso, molto carino e colorato, scatta ad ogni parola e al superamento del limite giornaliero le punisce.
In questo clima di terrore e segregazione vive Jean McClellan, che ironicamente “prima” si occupava di linguistica ed era impegnata in una ricerca per trovare la cura per l’afasia di Wernicke, patologia che crea problemi nel parlare e nel comprendere il linguaggio. Cosa che gli torna utile quando il Governo gli chiede di tornare in laboratorio per aiutarli a creare definitivamente una cura. Lei, nonostante il profondo odio, accetta per poter trovare una via di fuga per lei, la figlia e per tutte le donne. Ma i motivi che hanno spinto gli uomini a fargli la proposta non sono così trasparenti e puri come potrebbero sembrare.
Un mondo, quello creato dalla Dalcher, che inquieta per la sua plausibilità, persone che si fanno levare pian piano i propri diritti, che non si interessano a quello che le circonda finché non vengono colpite in prima persona, altre che pensano che le loro ragioni sono più giuste di quelle altrui e che per questo chi non è d’accordo con loro deve tacere.
La prima parte del libro dove ci viene presentato questo ambiente e le sue regole è interessante e porta a riflettere su problemi molto attuali e a trovare delle analogie tra quel mondo e il nostro.