…la sfida Libri&popcorn su aNobii, il cui scopo è quello di leggere un libro e vederne il film per confrontarli.Il libro viene scelto dalla maggioranza degli utenti. Per due mesi sono stati scelti due libri per cui non so perché avevo qualche riserva e che invece si sono rivelati veramente bellissimi: Amabili resti e Il buio oltre la siepe. La mia riserva era sulla “pesantezza” dei temi trattati che invece non è per niente presente nei libri anche se vengono trattati argomenti molto seri. A permettere ciò credo sia il fatto che entrambe le storie siano raccontate da dei bambini con il loro modo di vedere le cose, a volte molto più sensato di quello degli adulti. Un altra cosa che accomuna i due libri è lo stile narrativo assolutamente curato: la storia viene raccontata con una straordinaria bravura che rende appassionata e ancor più realistico il tutto: sembra quasi di farne parte, di essere li con i protagonisti, prima a giocare poi ad affrontare temi più grandi di loro. Due libri, due capolavori. Vi lascio la trama che però non rende assolutamente la bellezza delle mille sfaccettature del libro.
“Amabili resti” di Alice Sebold,:
Susie Salmon è una ragazza nella media , con una normale famiglia,una cosa,dei vicini… Un brutale omicidio,però, cambierà tutto. Susie viene stuprata e assassinata. Partono le ricerche dell’assassino che però non sembrano dare esito. Susie ci narra quello che è successo e quello che succederà dal Cielo (il suo paradiso), dal quale può anche vedere quello che accade sulla Terra: vede la sua famiglia e i suoi amici traumatizzati ma soprattutto vede il suo assassino che se ne sta tranquillo nella sua casetta, pronto a uccidere di nuovo. Susie, si sente sola e impotente: lei sa tutto quello che è successo ma non può dirlo a nessuno,nessuno può vederla ormai. Un giorno si accorge,però, che delle persone molto speciali e legate a lei riescono a vederla per qualche istante e questo la rincuora. La vita per il resto del mondo continua, tra la ricerca dell’assassino e nuovi legami, per tutti tranne che per la giovane ragazza che non potrà fare altro che guardare la vita che non potrà più vivere, finché non sarà pronta a lasciarsela alle spalle e iniziarne una nuova in Cielo.
“Il buio oltre la siepe” di Harper Lee
Maycomb,a sud degli Stati uniti una ragazza è stata violentata. Il padre un ubriacone buono a nulla accusa Tom Robinson di essere stato lui il colpevole. L’uomo viene arrestato. Perché sono tutti propensi a credere al padre della ragazza? quando in tribunale il preparatissimo avvocato Atticus Finch a fatto luce sul caso? Per la maggior parte degli abitanti di Maycomb è chiaro: deve essere stato Tom perché ha la pelle nera. Ma non tutti la pensano così: la piccola Scout, figlia dell’avvocato, suo fratello e alcuni dei loro vicini non sono d’accordo. Scout ci racconta il processo a cui viene sottoposto Tom e il suo esito, filtrando il tutto con i suoi occhi da bambina: i giochi in cortile si mischiano con il voler scoprire perché un uomo non esce di casa da tutta la vita, con il perché un uomo bianco e uno nero non sono uguali, perché la giustizia non trionfa sempre. Estirpare le persone di colore dalla cittadina basterà a ristabilire la normalità in città?ormai i dubbi che attraversano la mente di quei pochi cittadini che si chiedono se tutto quello che è accaduto è giusto si trasformano in certezze: NO non lo è. L’odio rimane e non è nascosto in angoli bui ma alla luce del sole ed è capace di prendersela anche con la più piccola creatura. Per fortuna però ci sono quelli che hanno detto no…
Avete letto questi due libri?vi sono piaciuti? e qual’è il libro a cui non avreste dato un centesimo e che invece vi ha sorpreso?
Nuovo anno ,nuove idee,nuove rubriche!!!Ho notato che CoverTime non vi ha molto interessato quindi ho deciso di sospenderla al suo posto una nuovissima e originalissima rubrica:
Letture sul Bus….
Oggi per questioni di università ho fatto avanti e indietro con autobus/metro e ho notato una cosa molto interessante: se qualcuno legge sull’autobus gli altri passeggeri (me compresa) che gli sono vicini non possono fare a meno di andare a sbirciare il titolo del libro. Questo mi ha fatto nascere l’idea di creare questa nuova rubrica 😉
e inizio subito raccontandovi che il mio vicino sull’autobus oggi stava leggendo: Il palazzo della mezzanotte di Zafón :
Calcutta, 1916. Una locomotiva infuocata squarcia la notte portandosi dietro un carico di morti innocenti. Sotto una pioggia scrosciante, quella stessa notte, un giovane tenente inglese sacrifica la vita per portare in salvo due gemelli neonati inseguiti da un tragico destino. Calcutta, 1932. Ben, il gemello maschio, compie sedici anni, lascia l’orfanotrofio St. Patricks e festeggia l’inizio della sua vita adulta. È anche l’ultimo giorno della Chowbar Society, un club segreto che conta sette orfani come Ben, riunitosi per anni allo scoccare della mezzanotte sotto un tetto di stelle, nella sala principale di un antico edificio in rovina, il Palazzo della Mezzanotte. I sette ragazzi sono sicuri che quella sarà la loro ultima notte insieme, ma il passato bussa alla porta di Ben: la bellissima gemella che non sapeva di avere entra nel Palazzo con una pazzesca storia da raccontare. Le braci dell’incendio di sedici anni prima ricominciano ad ardere. Per tre interminabili giorni i membri della Chowbar Society cercano di decifrare ciò che si nasconde dietro al passato di Ben e di sua sorella, mentre combattono contro un secondo terribile incendio appiccato da un’ombra misteriosa. E, quando ormai l’inferno sembra aver preso il sopravvento e il compiersi del destino inevitabile, il fuoco all’improvviso si spegne… e una candida neve scende sulle strade di Calcutta.
La trama mi intriga molto e poi mi piace come scrive Zafòn X) . Che ne pensate?
Non avete mai sognato di vedere la libreria di J.K. Rowling , di Neil Gaiman o di Agatha Cristie? Ora grazie alla mia rubrica potrete immergervi in queste fantastiche librerie 😉 Partiamo subito con un famosissimo scrittore fantasy, che tra parentesi è anche uno dei miei preferiti: Philip Pullman autore tra le altre cose della trilogia Queste oscure materie, tre libri assolutamente splendidi. Questo è il suo studio:
Ha i libri anche per terra poverino 😉
Fatemi sapere se vi piace e consigliatemi qualche autore di cui sbirciare la libreria XD
AGGIORNAMENTO: ecco un altro pezzetto di libreria questa dovrebbe essere quella di casa 🙂
…Ovvero Changeless (ve ne avevo annunciato l’uscita Qui e avevamo parlato del primo libro Soullesss Qui ) quindi siamo tutti pronti per una bella recensione. Alexia Tarabotti è passata da zitella a moglie di un conte. Vive in un castello che sembra uscito da un romanzo con suo marito. La loro vita procede tranquilla per quanto la possa essere quella di un conte che è anche un lupo mannaro e membro del Prin e quella di una donna senza anima che lavora come consigliera soprannaturale per la regina Vittoria. Ma tutto questo lo sapevamo già passiamo alle notizie succulente…C’è un epidemia a Londra, sembra non sia nulla di grave, a parte il piccolo dettaglio per cui sia i vampiri che i licantropi perdono tutte le loro “doti” soprannaturali, niente più canini affilati per i succhiasangue e niente più coda e forza straordinaria per i lupachiotti. Che cosa sara successo? gli scienziati avranno costruito una nuova sorprendente arma? o è una maledizione egizia?
Per scoprirlo i nostri protagonisti devono recarsi a bordo di un dirigibile in Scozia, dove li attende un comitato di benvenuto non proprio ordinario: un branco di licantropi, che non si riesce più a trasformare ,in Kilt. Sicuramente non un bello spettacolo per le giovani donne, Ivy e Felicity ,(rispettivamente amica e sorella della nuova contessa) che hanno accompagnato Alexia nel suo viaggio. Nella storia troviamo vecchi e nuovi personaggi: il Beta del branco di licantropi dell’amato e odiato marito di Alexia, lo stravagante vampiro Lord Akeldama e un’inventrice, Madame Leufox che aggiungerà qualche nuovo gadget all’immancabile parasole della senza anima.
Tra segreti da scoprire, licantropi da domare, e cappellini da comprare, il libro si legge in modo molto piacevole, rimane l’umorismo e l’ironia dei personaggi che avevamo già potuto apprezzare nel primo capitolo e in più questo sembra anche essere stato corretto da un editor prima di essere mandato in stampa quindi non troviamo i fastidiosi errori e imprecisioni del primo.
A rendere ancora più piacevole la lettura sono i titoli dei capitoli:assolutamente imperdibili. Parliamo del finale che ci lascia assolutamente sbalordivi con un colpo di scena di cui credevo capace solo il giovane Cullen e che invece deve essere di moda nel mondo sopranaturale ;D
la storia rimane in sospesa e ci fa sperare che Blameless terzo capitolo della pentalogia esca in fretta.Intanto se masticate l’inglese potete ingannare l’attesa con Soulless: The Manga, Vol. 1 che come potete vedere ha dei bellissimi disegni e che non vedo l’ora di leggere <3
Ovviamente aspetto il vostro parere e vostri commenti 😉
Una domanda che può sembrare innocente ma in realtà molto insidiosa. Fino a 11 anni rispondevo immediatamente: La fabbrica di cioccolato di Roald Dahl. Poi ho scoperto Harry Potter ed è stato amore…saga preferita per circa 10 anni, ma ora è finita e quando mi chiedono qual’è il mio libro preferito non so veramente cosa rispondere…di libri ne ho letti tanti e alcuni anche bellissimi:Il giardino dei segreti,il profumo delle foglie di limone,La trilogia di Bartimeus ma tra tutti i 5 stelle della mia libreria non riesco a trovare il mio preferito. Anche per voi è una scelta difficile oppure avete già scoperto il vostro grande amore?
Per chiarirci un pò le idee vi propongo questo simpatico giochino letterario.
MEME LIBRI
1. Quanti libri hai letto nel 2011?
Circa una cinquantina forse qualcuno in più
2. Quanti erano fiction e quanti no?
libri fiction? non so cosa siano 0__0
3. Quanti scrittori e quante scrittrici?
Non saprei….ma ultimamente sto leggendo molti libri scritti da donne
4. Il miglior libro letto?
Rieccoci proprio non lo so 🙁
5. E il più brutto? Fallen e Il diario di Bridget Jones se
la battono per questo titolo. 6. Il libro più vecchio che hai letto?
Un classico: Jane EyreDi Charlotte Bronte
7. E il più recente? La bambina di neve
8. Qual è il libro con il titolo più lungo?
Credo sia Io sono Dorian Dum, appena dopo il crepuscolo e altri racconti 9. E quello col titolo più corto? Red, di Kerstin Gier
10. Quanti libri hai riletto?
Mi sa solamente l’ultimo libro di Harry Potter
11. E quali vorresti rileggere?
La trilogia di Uomini che odiano le donne e
quella di Queste oscure materie.
12. I libri più letti dello stesso autore
quest’anno?
Sicuramente i gialli di Fred Vargas.
13. Quanti libri scritti da autori italiani?
Di preciso non lo so, sicuramente non molti.
Ho letto qualcosa diLicia Troisi, poi i racconti
di Fabio Mundadori e qualche romanzo
di vari scrittore esordienti.
14. E quanti libri letti sono stati presi in biblioteca?
Qualcuno, la biblioteca vicino casa non è rifornitissima ma
qualcosa trovo sempre 😉
15.Dei libri letti quanti erano ebook?
22 😉 viva gli ebook…
Aspetto le vostre risposte soprattutto sul vostro libro preferito 🙂
Tra compleanno e Natale ho ricevuto parecchi nuovi amici.
Di alcuni come “La bambina di neve” vi ho già parlato, altri sono in attesa di lettura…e uno è pronto per una bella recensione. Sto parlando di “L’inconfondibile tristezza della torta al limone“.
Libro con un titolo fantastico e una copertina molto golosa, con una trama molto bella che però potrebbe essere sottovalutata leggendo la quarta di copertina…c’è molto di più di quello che sembra…
Rose è una bimba di otto anni,va a scuola, mangia , legge, insomma ha una vita normale…Il giorno del suo nono compleanno si avvicina, la sua mamma prepara una torta di prova in vista del fatidico giorno…limone e cioccolato..gnam gnam pensa Rose. La torta è pronta e la bambina non resiste ne taglia una fetta e l’assaggia… si sa i dolci appena fatti,ancora caldi, sono molto più buoni 😉 Quello che però Rose sente mangiando è qualcosa di strano che non aveva mai sentito prima…una sensazione di angoscia e tristezza proveniente proprio dalla torta; E’ così con ogni cibo , quello della mensa è noioso e frustato…e piano piano la ragazza capisce che riesce a sentire le emozioni di chi ha preparato quel cibo. Ma sarà un dono o una maledizione?Rose non riesce più a mangiare nulla che sia fatto da una persona ma riesce anche a capire se un alimento è biologico o no, da dove viene il bacon nel suo piatto. Ma le stranezze non finiscono, perché la torta della mamma, sempre allegra e felice, ha quel saporaccio? e perché sempre più spesso capita che suo fratello sparisca? e perchè suo padre proprio non riesce ad entrare in ospedale? Per alcune domande ci sarà una risposta chiara per altre no…Un libro strano e sorprendente pieno di sapori ed emozioni…in alcuni punti sembra di sentire il sapore del cibo che mangia la protagonista, in altri non capisci cosa succede e non vedi l’ora di continuare a leggere per scoprirlo.
E visto che siamo in tema vi lascio la ricetta per la torta al limone che la mamma prepara a Rose per il suo compleanno 😉 Ingredienti: 4 uova 200 g di zucchero semolato
100 g di cioccolato bianco fuso 150 g di burro sciolto
3 limoni (succo e buccia grattata 250 g di farina 00
1/2 bustina di lievito Ingredienti per la decorazione: 250 g di mascarpone 100 ml di panna montata
buccia grattata di 1 limone 2 cucchiai di zucchero a velo qualche fogliolina di menta Procedimento:
Per prima cosa preriscaldate il forno a 180°C.
Sciogliete il cioccolato bianco a bagnomaria e il burro su fuoco dolce o al microonde.
Montate le uova con lo zucchero finché non diventano bianche e spumose e versateci il burro fuso e il cioccolato bianco. Montate con le fruste finché tutti gli ingredienti non sono perfettamente incorporati.
Setacciate la farina con il lievito ed aggiungetela all’impasto insieme alla buccia di limone grattata e al succo filtrato dei tre limoni. Mescolate finché non è tutto omogeneo.
Versate l’impasto in uno stampo rettangolare da plumcake precedentemente imburrato ed infarinato e cuocetelo in forno caldo per circa un’ora. Quando la torta sarà dorata all’esterno ed asciutta all’interno, toglietela dal forno e lasciatela raffreddare. Ed ora la parte più divertente: la glassa.Preparate la crema per decorare la torta mescolando con le fruste il mascarpone, la panna montata, due cucchiai di zucchero a velo e la buccia grattata di un limone. Stendete con un cucchiaio la crema di mascarpone sulla torta, poi decorate con qualche fogliolina di menta. Potete mangiarla subito o metterla in frigo e abbinarla con un buon tè.
Che ne pensate????Preferite la torta o il libro? o entrambi???
Quando pensate all’inverno cosa vi viene in mente? la pioggia e il vento?le pozzanghere? a me no…penso a una baita in montagna,ad un camino acceso e alla NEVE. Tutti elementi che ritroviamo nel libro di cui vi voglio parlare oggi: La bambina di neve di Eowin Ivey (il cui nome è un omaggio al personaggio di Tolkien) . Pensate ad un luogo incontaminato, freddo e brutale e aggiungeteci una coppia un pò avanti negli anni senza figli ed avrete l’inizio della nostra storia. Mabel e Jack dopo la perdita de loro unico bambino decidono di trasferirsi in Alaska lontano dalla famiglia e da domande troppo dolorose. La vita che li aspetta però non è quella che immaginavano….la terra prende tutto il tempo di Jack e Mabel si sente inutile e sola…ma una notte fatata porta la prima neve della stagione e per l’anziana coppia è come diventare di nuovo giovani, dimenticano gli acciacchi e i problemi e giocano sulla neve, si lanciano palle e alla fine costruiscono una bambina di neve…insieme, uno vicino l’altro. Il mattino dopo la neve è ancora li ma non il “pupazzo” di neve.Al suo posto compare nella foresta una bimba dal cappotto blu che corre nella neve. Chi sarà?come farà a sopravvivere da sola in quelle lande desolate? Vecchie favole stuzzicano la fantasia di Mabel che al fianco del marito non riesce più a levarsi dalla mente la bambina. Iniziano gli incontri: la bambina porta alla capanna dei doni e del cibo e da quel momento si crea un rapporto speciale che niente potrà rompere e che risclderà il gelido inverno. Ma le vecchie storie promettono oltre a grande felicità anche grandi dolori, andrà così?o Mabel e Jack potranno scegliere un finale alternativo per la loro favola? Una lettura scorrevole: dolce e commuovente in alcuni punti ,dura e piena di vita in altri. Ricca di dettagliate descrizioni che ti fanno sentire sulla pelle il freddo,la tristezza, il calore dell’amore proprio come le provano i protagonisti. Un libro adatto ad essere letto al calduccio sotto le coperte, per tutti i lettori che credono alle favole e che sperano sempre nel lieto fine. Proprio un bel libro,voi l’avete letto? vi è piaciuto?
Ed eccoci arrivati all’ultimo racconto natalizio di quest’anno, sono felice che le precedenti storie vi siano piaciute 🙂 Colgo l’occasione per farvi tantissimissimi auguroni di buon Natale.
La storia che stiamo per leggere è : Il
postino in: Una lettera di troppo di Anna
Tasinato
se il racconto vi è piaciuto potete contattare l’autore mandando una email a : anna.tasinato@gmail.com
Buona lettura!!!
Illustrazione di “Pique Dame”
Vicinanze
di Rovaniemi, 20 dicembre ’09
Il
postino abbandonò lo scooter sul ciglio innevato della strada,
assicurando lo sterzo. Non che nel Circolo Polare Artico i furti
fossero all’ordine del giorno, ma con i tempi che correvano era
meglio essere prudenti.
Le
sue mani bardate dai guanti in vera-finta pelliccia frugarono nel
borsello alla ricerca delle missive da consegnare. Sotto Natale
nessuno aveva pietà di lui: tutti i bambini si ostinavano a
sommergerlo di lavoro, affidandogli le loro letterine dirette a Santa
Claus. Si fosse almeno scelto un’abitazione facilmente accessibile,
il vecchio! No, figurarsi. Dov’era altrimenti la “caratteristica
atmosfera natalizia” che per contratto doveva circondare la sua
casa?
Il
postino avanzò lungo la stradina laterale. Quest’anno le nevicate
erano state più insistenti del solito e le sue caviglie a ogni passo
scomparivano dentro l’infido bianco candore nevoso. Bastò poco
perché mettesse un piede in fallo e scivolasse nel fosso che
costeggiava la via.
«Acc!»
esclamò. «Stramaledetto fosso, lo sapevo che eri lì!»
E
lo sapeva bene, visto che ogni anno il suo fondoschiena ci entrava a
contatto ravvicinato. Mai che uno di quei boriosi elfi
lecca-caramelle spalasse la neve, mai che qualcuno gli facilitasse il
lavoro!
Si
alzò, stizzito, e arrancò prestando più attenzione a dove metteva
i piedi. La casa di Santa Claus era esattamente come la ricordava:
piccola ma accogliente, con il tetto ricoperto di neve e il boschetto
di pini selvatici a far da scenografia sullo sfondo. Quando si
avvicinò alla porta, udì rumori di macchinari in funzione e note di
musica pop provenienti dall’interno.
Suonò
il campanello.
Alla
porta si presentò una signora. O almeno credeva fosse una signora,
visto che indossava un gonnellone a fiori rossi e bianchi e non
portava la barba. Per il resto era uguale a Claus, baffi compresi.
«Be’?»
gli disse.
Sulle
prime pensò che il vecchio si fosse trasferito. Com’era possibile
che una signora –o quello che era – occupasse la “tipica
abitazione natalizia”? Al secondo posto piazzò la possibilità
dello sfratto. Al terzo, il cambio di sesso.
«Salve»
salutò il postino, aspettando un segno di riconoscimento da parte
dell’interlocutrice – o interlocutore. O quello che era. Egli –
o ella, o esso – corrugò la fronte, gesto che fece escludere al
postino il cambio di sesso. «Devo consegnare altre lettere al vec-,
intendo, a Claus.»
«Dia,
dia, che ci penso io» disse l’individuo – o individua, o altro.
Il
postino indugiò. Non era etico consegnare le lettere ai
non-destinatari.
«Sarebbe
meglio che gliele dessi di persona. Sa, sono documenti
confidenziali.»
L’interlocutrice
– o interlocutore. Be’, si è capito – gli concesse un ghigno
sbilenco che mise in mostra denti giallognoli e gengive rosse
addobbate a festa. «Ah! Simpatico» scherzò. «Su su, la posta dei
bambini la posso prendere pure io.»
Bastò
lo sminuimento delle missive e nel postino per un attimo si accese il
lume dell’amore professionale che anni prima l’aveva portato
sulle strade innevate della Lapponia.
«Sono
cose importanti, queste!» sbottò. «E poi, lei chi sarebbe?»
«Non
è ovvio?» Ma, siccome per il postino non era ovvio per nulla,
chiarificò: «Sono la fidanzata di Santa Claus.»
«La… cosa?»
domandò, nonostante avesse capito anche troppo bene.
«Non
è che alla terza età certe cose non si possano fare, eh» continuò
lei. «Non siamo ipocriti, che è Natale.»
Una
smorfia di disgusto comparve sul volto del postino, che
inavvertitamente si era lasciato trasportare dalle parole della
donna. Ignorò la piega del pensiero e tornò professionale.
«Comunque,
dovrei consegnarle direttamente a lui. Non è che lo può chiamare?»
«Eh,
magari» sbuffò la donna. «Non ha il cellulare dietro.»
«Non
è in casa?» domandò il postino.
«Macché.
È sparito da tre giorni, il mio fidanzato. Ma mi dica lei, si può
lasciare il cellulare sul camino, invece di assicurarlo nel
portaoggetti della slitta? Si può?»
«Sparito?»
«Che
è, sordo?» brontolò la donna. «Se le dico che non c’è, non
c’è.»
«E
dov’è?»
«Ah,
bella! E che ne so io? Me l’aveva detto che il lavoro l’avrebbe
assorbito in questo periodo, ma non pensavo sarebbe sparito del
tutto. E i bambini, e i regali. Che palle. Speriamo che lo pensionino
presto, così ci possiamo fare la mia vacanza da sogno alla Bahamas.»
Il
postino voleva menzionare alla donna che il pensionamento per il
vecchio non era previsto e che l’unico caldo in cui sarebbe mai
riuscita a trascinarlo era il fuoco ardente di un caminetto acceso
sulla cima di una montagna circondata da nevischio, ma si trattenne.
Disse invece: «È sicura di essere la sua fidanzata? Siete così,
così… diversi.»
La
donna rise, il gonnellone a fiori oscillò pericolosamente avanti e
indietro. «Gli opposti si attraggono, mai sentito?»
Non
la contraddisse.
Guardò
l’orologio: le lancette segnavano mezzodì e quella era la sua
ultima consegna. Avrebbe potuto lasciare le lettere alla donna
cannone e svignarsela al calduccio della sua casa. Scorse velocemente
con le dita i profili delle lettere colorate; sembrava tutto a posto,
fino a quando non incappò in una busta bianca con marchiato un
“Urgente. Consegnare solo
a Claus entro il ventitré” a caratteri cubitali rossi. E guarda
caso era proprio il ventitré. Ahi.
«Ho
bisogno di trovare il vecch-, intendo, Claus» esternò ad alta voce.
«E
io ho bisogno di un avvocato. Tenere a bada quegli elfi malefici è
più difficile del previsto, soprattutto quando chiedono l’aumento
per i turni extra.»
«Credo
che l’avvocato darebbe ragione a lor-» ma si bloccò davanti al
truce cipiglio della donna. «Non è preoccupata per la sparizione
del suo fidanzato?»
«Bah»
borbottò lei. «Dovrei? Voglio dire, di anni ne ha, di esperienza
pure. E tornerà per il venticinque, eccome se tornerà! Glielo dico
io.»
Il
postino si strinse nelle spalle; così funzionavano le coppie
moderne, e a quanto pareva il vecchio ci era immerso dalla testa ai
piedi.
«Sa
per caso se qualcuno potrebbe averlo visto dopo di lei?»
«Uhm.»
La donna si fermò a pensare. «Forse Snowing Pumpkin Cake. Claus ci
si ferma sempre, quando può.»
«Chi?»
«Snowing
Pumpkin Cake. È un povero pupazzo di neve che alloggia da novembre a
febbraio tra Lyhtykuja e Joulupukintie. Se vuole andarci…»
Si
trattava solo di una piccola deviazione per la strada verso casa.
Perché no? Il postino salutò la donna e si avviò con le missive
sottobraccio verso il luogo indicatogli. Non appena fu nei pressi
dell’incrocio, notò un pupazzo di neve di medie dimensioni le cui
braccia-ramo dondolavano pericolosamente, prossime all’amputazione
definitiva.
«Ohibò!»
gli urlò il pupazzo, ancor prima che il postino ci si avvicinasse.
«Aiuto!»
Il
postino abbandonò il suo mezzo di trasporto sul ciglio della strada
e si avvicinò a passi corti al suo uomo, ehm, pupazzo.
«Cosa
succede?» domandò il postino.
«È
una catastrofe!» gridò Snowing Pumpkin Cake. «Un vero disastro!»
«Cosa?»
«Ma
su, le mie braccia! Non vede che mi stanno cadendo? Sia buono, me le
conficchi meglio dentro.»
Il
postino ubbidì. Afferrò i rami legnosi e li saldò bene. Gli
sembrava di aver fatto un buon lavoro, se non che il pupazzo gridò
ancora: «Una catastrofe! Un vero disastro!»
«Che
c’è adesso?» sbottò il postino. «Non li ho messi giusti?»
«Oh,
quelli vanno bene» lo rimproverò Snowing. «Si tratta di Santa
Claus, ovviamente!»
«Lei
sa dov’è, Snowing Parking Gate?»
«Pumpkin
Cake, grazie. Come quella cosa di Halloween, non come uno dei
parcheggi sgangherati di Helsinki.»
«Scusi,
signor Parting Shake. Ho un urgente bisogno di trovare Claus, devo
consegnargli una lettera importante. Sa dov’è?»
«So
solo quello che ogni fiocco di neve raggrumato e congelato in mezzo
al nulla sa, ovvero che il buon Santa ha lasciato la Lapponia tre
giorni fa in gran segreto, con tanto di slitta e Rudolf a carico.
Alcuni abeti mormorano che sia stato ingaggiato dalla Coca-Cola per
un’operazione segreta con gli orsi polari, altri che se la sia data
a gambe dopo il fidanzamento, altri ancora che sia stato rapito dalla
banda al servizio dei dirigenti di tutti i centri commerciali del
mondo per essere studiato e analizzato. Una vera catastrofe!»
«Uhm»
mormorò il postino. «Ma tornerà per Natale?»
«E
chi può saperlo! Non per nulla dico che è una catastrofe.»
«E
con la lettera urgente cosa ci faccio?»
«Sia
saggio, se ne sbarazzi. Qui ci sono in ballo cose che nessun umano
può mai immaginare.» Bastò
questo per indignare il postino. Sbarazzarsi di una consegna? Mai!
«Grazie,
signor Jumping Fake, ma no. Io lo troverò.»
«Allora»
esordì Snowing, «l’unico che potrebbe saperne qualcosa è il suo
impresario.»
«Il
vecchio ha un impresario?»
«Ma
sì, ma sì» borbottò il pupazzo, «un coso, come quelli di
Hollywood. Un agente.»
«Agente?»
«Lo
so, sembra strano, ma anche il vecchio Santa ha bisogno di nuovi
lavori, eh! Non è che con un giorno all’anno ti ci puoi
ammucchiare la pensione.»
«E
dove lo trovo, questo agente?»
«Nella
sua sede. Si trova proprio vicino all’ufficio postale, non può
sbagliarsi. Posso chiederle di sistemarmi la carota, prima di
partire? Non respiro molto bene…»
Il
postino seguì le indicazioni del pupazzo e si ritrovò nei pressi
dell’ufficio postale, davanti a una targhetta d’ottone incisa con
il nome dell’impresario-agente.
«Knecht
Ruprecht» mormorò il postino, prima di suonare il campanello.
Il
clic della serratura gli indicò di entrare e in un attimo fu
nell’ufficio: ai lati, scaffali di metallo colmi di carte e una
vetrinetta di legno contenente schedari su schedari, e al centro una
scrivania, sul cui piano erano disseminati senza cognizione moduli
d’iscrizione, una lampada, residui organici ingeribili, cartacce,
biglietti d’auguri da compilare, una pompetta da biciclo e
l’estremità della barba grigia di Knecht, intento a scarabocchiare
qualcosa su di un post-it.
«Siete
un attore? Un cantante? Uno showman? Un giornalista? Un leccaculo?»
lo bombardò Knecht, radioso.
«Solo
il postino» rispose coerentemente il postino. «Cerco Claus.»
«Perfetto»
ribatté l’uomo, tornando a ignorarlo, «allora quando lo trovate
ditegli che mi deve i soldi per non essersi presentato oggi allo
spettacolo della terza età. E non mi interessa la scusa che la
fidanzata è gelosa! Che diamine, qui bisogna pur tirare avanti la
baracca, in qualche modo.»
«Quindi
non sapete proprio dove sia?»
«Che
diavolo, no. Ma quando tornerà saranno guai per lui! Lo metterò a
ballare YMCA con gli Arzilli Vecchietti, e poi ci penserà due volte
ad abbandonarmi così.»
Il
postino non disse nulla e mesto girò i tacchi fino a casa.
Qualcosa
gli sfuggiva, non sapeva nemmeno lui dire cosa; la fidanzata era
ottimista riguardo alla sparizione del vecchio, il pupazzo
pessimista, l’agente indifferente. Ma lui aveva ancora le lettere
da consegnare, soprattutto quella contrassegnata come urgente!
D’altronde
però non poteva nemmeno biasimare Claus se se l’era data a gambe:
dopo due giorni con una fidanzata del genere chiunque sarebbe
sparito, per non parlare del catastrofismo del signor Rafting Lake e
del venale impresario e i suoi balletti poco consoni al vecchio
Santa. Lui sarebbe sparito senza pensarci due volte.
E
se invece il pupazzo avesse avuto ragione e qualcuno l’avesse
rapito per vivisezionarlo? Rabbrividì al solo pensiero. Ai bambini
chi ci avrebbe pensato, poi? Citò il pupazzo: una catastrofe!
Il
postino abbandonò il mucchio di lettere sul mobile d’ingresso e si
tuffò con poca grazia sul divano di casa sua, accendendo la
televisione e gustandosi un bel film scacciapensieri. Scivolò nel
sonno senza nemmeno accorgersene.
Fu
un rumore a svegliarlo. Un pugno che batteva insistente sulla porta
d’ingresso.
Il
postino aprì gli occhi; la sveglia segnava mezzanotte, era iniziata
la vigilia. Si alzò malamente dal divano e arrancò fino alla porta
d’ingresso.
Era
basito.
Santa
Claus, l’uomo burbero e solitario che raramente si faceva vedere
per le strade di Rovaniemi, era in piedi davanti a lui, sporco e
malmesso. Alle sue spalle intravide la slitta, parcheggiata negli
apposite strisce nevose, da cui sporgeva un pacco non meglio
definito.
«Sei
un giorno in anticipo» borbottò il postino, facendolo accomodare.
«Cosa ti è successo? Perché sei ridotto così male?»
A
quel punto avrebbe scommesso sugli esperimenti commissionati dai
dirigenti dei centri commerciali, senza dubbio.
«Ah,
che fatica il Natale» esclamò Claus, piombando con il sedere sul
divano.
«Ma
se ti è sempre piaciuto» lo contraddisse il postino. «Cosa è
successo in questi giorni? Perché sei sparito? Qua erano tutti
preoccupati per te.» Circa.
«Cosa
mi è successo?» domandò Claus. «Cosa mi è successo? È successo
un disastro, una calamità naturale, una catastrofe, un pandemonio!
Ecco cos’è successo!»
Oddio,
pensò il postino, la
vivisezione era in compagnia degli orsi della Coca-Cola, era un
esperimento transgenico multidimensionale finalizzato a qualcosa di
ignoto ma sicuramente malvagio!
«E
in parole semplici?»
«Mi
sono fidanzato.»
«Auguri.»
«Grazie,
ma non è questo il punto, che infatti è quest’altro: sono entrato
in un ciclo infinito, in una tautologia irrisolvibile, in un
algoritmo ricorsivo, in una contraddizione ontologica, in una
denominaz-»
«Okay,
okay. E in parole semplici?»
«Sono
Santa Claus. E non riesco a trovare un regalo per la mia fidanzata.»
Il
postino rise sguaiatamente, particolare che infastidì non poco
Claus.
«E
per questo sei sparito per dei giorni?» disse poi.
«Ho
dovuto» si giustificò il vecchio. «Voglio dire, è possibile che
io abbia ideato regali per miliardi di persone e un solo, piccolo
dono mi abbia mandato in tilt? Sì, è possibile. Non mi rimaneva che
fare una cosa, caro amico postino: andare su Amazon.com
e cercare qualcosa nel catalogo. Avevo trovato questo quadro, un
dipinto enorme e pacchiano che raffigurava un paesaggio bahamiano;
non potevo perdere l’occasione, così mi sono affrettato a
comprarlo con la mia carta di credito che, guarda il caso, era
scaduta! Ero disperato, così in un impeto di follia ho preso la
slitta e mi sono lanciato verso la sede di Amazon
per trovare un accordo con i capi. Ma, arrivato, mi hanno creduto un
impostore e per poco non mi hanno denunciato! Solo perché gliel’ho
pagato profumatamente, mi hanno concesso di poter prendere il
dipinto. Almeno ora avrò fatto felice la mia donna» raccontò. «E
tu, perché mi cercavi?»
Il
postino gli consegnò le lettere, compresa quella urgente. Claus la
scartò e distese il foglio prestampato davanti ai suoi occhi.
«Caro
cliente, siamo lieti di annunciarle che i problemi con la sua carta
di credito sono stati risolti. Riceverà l’ordine di numero 5
dipinti “Bahamas” presso il suo indirizzo di riferimento. Può
disdire l’ordine entro la mezzanotte del 23 dicembre, in modo che i
nostri magazzini non lo prendano in carico. Grazie, la Direzione.»
«Oh,
per tutti gli Elfi Lavoratori, cinque dipinti!» esclamò Claus.
«Sapevo che non dovevo cliccare in modo compulsivo quel tasto. E
adesso cosa me ne faccio?»
Il
postino guardò in basso, verso il pavimento. Il risolino del vecchio
riempì la stanza.
«Caro
postino, quella parete è vuota. Che ne dice di un bel dipinto
“Bahamas” per Natale?»
Di che libro sto parlando? di un classico… ma non sto parlando Di Jane Eyer 🙂 ma di un classico del fantasy. Qualche giorno fa (19/12) è stato il decennale dell’arrivo al cinema del primo capitolo della trilogia di Il Signore degli Anelli. Ma il classico di cui parliamo non è neanche questo…ma ci stiamo avvicinando… Sto parlando di The Hobbit, il film in 3D le cui riprese sono in corso in Nuova Zelanda che uscirà diviso in due parti: The Hobbit: An Unexpected Journey, annunciato per dicembre 2012, e The Hobbit: There and Back Again, nelle sale a dicembre 2013.
Lo stavamo aspettando dai tempi della Trilogia, ed ora finalmente abbiamo una data di uscita ma non solo… infatti oggi abbiamo qualcosa di ancora più tangibile, che ci fa sperare che questo film si farà d’avvero: Il Trailer ,due minuti per rituffarci nella terra di mezzo e incontrare nuovi e vecchi amici. Sottotitolato in italiano da Hobbit Film .
La nuova avventura inizia con Bilbo Baggins, trascinato in un’epica ricerca per riavere il regno perduto dei nani di Erebor, conquistato dal drago Smaug. Bilbo si ritrova in una compagnia di tredici nani guidati dal leggendario guerriero Thorin Scudodiquercia con cui affronterà un viaggio nelle Terre Selvagge, attraverso territori minacciosi tra Goblin e Orchi, Mannari letali e Ragni Giganti, Mutaforma e Stregoni. È durante una fuga che Bilbo incontra la creatura che cambierà la sua vita per sempre, Gollum-Sméagol e troverà l’anello che, anni dopo, influenzerà il destino di molti.
Non avete letto il libro? correte a rimediare avete una anno per innamorarvi di questa fantastica storia.
L’avete letto? avete letto la Trilogia? avete visto i film?Che ne pensate di Peter Jackson? e soprattutto chi è il vostro personaggio preferito? Fatemi sapere lasciando un commento qui sotto 🙂
Il ragazzo guardò Alice
con un sorriso scaltro e derisorio.
Un sospiro divertito
spuntò dalle labbra per quel che l’amica gli aveva appena detto.
“Dai Alice non è
possibile!”
Lei lo guardò furente ma
complice, “Ah no?!”
“Decisamente …”
“E perché no?”,
continuò in quella schermaglia scherzosa.
“Ma dai Alice, chi è
che odia Babbo Natale, molti odiano il natale, ma lui … è come
dire che non ti piace la cioccolata!”
“Ma a me piace la
cioccolata Sim! E le due cose non sono collegate. Io odio Babbo
Natale, ma se per te è così assurdo spiegami perché non dovrei …”,
sogghignò.
“Dai Alice … è un
vecchietto folle e rubicondo, gentile e vestito di rosso, costruisce
giocattoli per i bambini, vive al polo, ha un pancione da strizzare e
una barba bianca da tirare e, ah, l’ho già detto che costruisce
giocattoli?!”
“Primo”, cominciò
Alice un po’ stizzita, “non è rubicondo ma avvinazzato, questo
il motivo delle guance spaventosamente rosse, secondo il fatto che
sia dolce e gentile l’hai detto tu e non ne hai prove. Inoltre ha
una risata odiosa, ma a chi piace quel OH-OH-OH, oltretutto è un
vecchio che costruisce giocattoli, per non sappiamo quale fine, in
una fabbrica che inquina il nord del mondo e ci riesce pure! e poi
schiavizza dei nani o bambini con le orecchie a punta … Secondo me
ha dei segreti da rivelare!”
Sim proruppe in una
risata sincera e fragorosa, “Alice sei fantastica. Mi fai venire le
lacrime agli occhi, sembra davvero che tu ci creda quando ne parli!”
Alice gli fece una
linguaccia e una smorfia …
Il ragazzo finì il suo
caffè con lentezza studiando il sorseggiare dell’amica, “Allora
mi accompagni a finire il mio giro di regali? Me ne manca solo uno …”
“Va bene, ma non
credere che mi diverta, te lo faccio come favore! Odio fare i
regali.”
“Che odi fare i regali
ci posso anche credere, ma sospetto che tu te la spassi un mondo a
vedere le nostre facce quando scartiamo i tuoi.”
“Forse …”
***
Alice non era pazza,
semplicemente non amava quel suo assurdo personaggio dell’infanzia,
non perché intorno a quella figura fossero accaduti o cresciuti
avvenimenti particolari, a quanto se ne sapeva; ma l’aver scoperto
presto che era il padre a portarle i regali, le aveva ammantato Babbo
Natale d’una veste negativa così da poter salire velocemente dall’innocenza di bambina all’adolescenza da ragazza.
Così l’”Uomo nero”
e la “Fatina dei denti” sparirono senza pietà , e nessuna
traccia ne rimase nella mente, però l’idea d’un Babbo Natale cattivo restò in lei, nascosta negli interstizi dei suoi
ragionamenti, alimentandosi lentamente della sua indifferenza che
diveniva pian piano odio.
***
Come ogni anno in quel
periodo Alice, un po’ per gioco, un po’ per scaramanzia, e un po’
credendoci per davvero, aveva preso l’abitudine a seguire una
vecchia e stupida tradizione, che lei però interpretava a suo modo.
Così il frutto delle sue fatiche giaceva ora sulla tavola: dei bei
biscotti tondi alle mandorle e noci torreggiavano tronfi e gustosi su
d’un bel piatto Maisen, ed una bellissima brocca Bon China quasi
traboccava di latte alle mandorle che spandeva un meraviglioso odore
tutt’intorno; due bicchieri, uno del colore dell’avorio e già
usato e l’altro vuoto, le attendevano accanto come due guardie a
riposo per essere o riempiti o svuotati.
Una mano ossuta e
affusolata, candida e dalle unghie perfettamente curate, come fine
porcellana in miniatura, giocherellava ansiosa col bordo di pizzo
della tovaglia: era il sintomo inequivocabile dell’attesa del suo
proprietario che aspettava il suo amabile ospite e faceva di
tutto per non addormentarsi …
Alice dormiva.
S’era assopita senza
accorgersene e controvoglia.
I suoi occhi s’erano
aperti e chiusi ritmicamente per alcuni minuti, dapprima con frenesia
per resistere alla tentazione d’appisolarsi, poi sempre più
lentamente vinti dalla stanchezza, finché il sonno ebbe la meglio su
di lei, fino ad un leggero russare.
Uno scricchiolio la
richiamò dal suo sonno scomodo, issata malamente sulla sedia con cui
si stava torturando.
Una enorme figura
bianco-rossa le si stagliò dirimpetto con fare bonario e divertito.
Le si sedette di fronte
ingombrando tutto lo spazio a disposizione.
Le narici della ragazza
fremettero di gioia ed odio: aveva ragione, esisteva! E finalmente
era lì …
“Bene, bene, bene,
salve signorina. È raro trovare una ragazza della tua età che crede
ancora in me!”, le sciorinò veloce l’omone con un luccichio
benevolo negli occhi ed un tono curioso.
“Vi sono tanti tipi di
certezze e fedi dopotutto …”
“Vero, vero, signorina,
te lo concedo. Ma a quanto pare più che di certezze o fede, qui si
parla di realtà …”
“Davvero sei
reale?Oppure ti sto sognando? ”
“Che tu sogni ogni
tanto è inequivocabile, altrimenti non crederesti ancora in me. Ma
sì sono reale e con tutto il lavoro che ho fatto questa notte sono
anche venuto a conoscere te, che sei l’ultima della mia lista di
quest’anno!”
“E perché sarei sulla
tua lista?”, ribatté preoccupata Alice dei risvolti di
quell’affermazione.
“Perché sei stata una
brava bambina ovviamente, perché altrimenti? E come tutte le brave
bambine meriti un regalo.”
“Merito un regalo?
Davvero? E di che genere sarebbe? Anzi non me lo dire; però
t’avverto che se è una visita alla tua fabbrica schiavista la
risposta è no grazie …”, rimbeccò al grassone.
“Ancora con queste tue
idee rivoluzionarie?”
Alice lo guardò
sbalordita che sapesse …
“Sì io so
signorinella, ma comunque sei stata una brava bambina, anche per una
adulta”, e continuando con un sorriso divertito,”ma anche un
ciccione falsamente gentile come mi definisci tu, paga i suoi
debiti!”
“Beh più che
falsamente gentile ti definirei un ciccione obeso che cammina di
soppiatto per le case altrui di notte, con fini non palesi e forse
loschi, con la scusa dei balocchi … ma immagino che avrei sentito
anche questa mia definizione!”
“Sì so tutto delle tue
affermazioni libertine, ma come t’ho già detto hai fatto proprio
la brava bambina quest’anno e quindi mi sono affannato a trovare il
regalo adatto, quello che volevi davvero, e indovina?”, finì
trionfante l’uomo in rosso.
“Facile l’hai trovato
giusto? Peccato che l’unico regalo che io voglia da te altro non è
che la verità!”
Babbo Natale però
scacciò quella affermazione con una mano, come si fa con le mosche
fastidiose, “Sono sicuro che ti piacerà il tuo regalo” ed
intanto addentava con fare goloso uno dei biscotti, mentre con la
mano libera innaffiava copiosamente di latte di mandorle il bicchiere
vuoto. Briciole marrone scuro e pezzi di nocciola caddero sulla barba
bianca come un contrasto, mentre un leggero rivolo chiaro scese dalle
labbra a sporcando anche i baffi.
“Sei divertente bambina
mia …”
Alice inorridì a quella
frase, “Io non sono tua figlia!”
“Ma certo, ma certo, ma
come dicevo prima il regalo per te l’ho trovato, ed è proprio
quello che più desideravi, e te l’ho già anche dato!”
Alice lo guardò
scettica, “E come?”
“Ma non è ovvio? Sono
qui ora, oggi la vigilia di Natale, ed invece di mostrarmi col corpo
di uno dei genitori, sono qui di persona …”
La ragazza si spaventò
per un attimo, ma riprese subito il controllo di sé, “Però sei
veramente tu?”
“Oh Ma certo, ma certo
cara ragazza. Sei felice?”
“Felice? Ma felice di
cosa? Io ti odio!”
“Ma era quello che
volevi!”
“Sì, no, forse, non lo
so, ma non mi aspettavo questo …”
“Il sì lo capisco, il
no posso immaginarlo, ma il forse?”, gli chiese l’immensa macchia
rossa.
“Il sì e il no sono
ovvi”, cominciò urlando Alice, “ma io ti incolpo di cose
gravissime e tu non smentisci? Non dici niente? Ti limiti a
sorridere?”
“Ma …”
“Peggio mi fai anche un regalo …”, quasi sputò l’ultima parola.
“Attenta a come parli
signorinella”, poi Babbo Natale si placò bonario, “Io non ho
bisogno di smentire alcunché!”
Alice lo fulminò con gli
occhi e Babbo Natale continuò nella sua spiegazione, un capogiro o
una leggera vertigine lo bloccarono per un attimo, una mano che
s’infilava tra capelli e tempie a massaggiarle come una raspa,
scacciando a forza il fastidio e come se agitato continuò
imperterrito e concitato, “Io non bevo alcolici, sono sicuramente
fuori forma e di sicuro non sono uno schiavista …”, un respiro
affannoso e veloce si sostituì quasi all’ultima sillaba.
“Io non ti credo, dove
sono le prove?”
Il profumo di mandorle
saturava sempre più l’aria.
“Non ho bisogno di
prove io!”, tuonò l’uomo, il cuore che batteva all’impazzata,
“Possibile che tu sia così testarda da non vedere la verità?”,
ma la frase gli si strozzò in gola per un dolore fortissimo alla
testa, che poi sceso lungo il viso e sul collo, e più in basso fino
al petto come a comprimergli il torace.
L’omone sussultò, ma
continuò alterato, “Io sono innocente, quello di cui mi accusi è
falso!”, ma era così debole che appena s’alzò in piedi cadde
carponi a terra disorientato.
Alice lo guardava
impotente, quasi indifferente, ma non si può rimanere impassibili
davanti ad un uomo che muore egli si inginocchiò accanto.
Babbo Natale la guardò
rosso in viso, quasi paonazzo, il rossore simpatico del volto ormai
coperto da quello malsano, tentò di buttare giù una frase stentata,
un “Cosa …”, gli nacque e morì in gola ormai in preda ad una
confusione mentale che avrebbe potuto precedere un collasso da un
momento all’altro.
Alice gli teneva la mano,
gli occhi di ghiaccio fissi su di lui, “Parla, Parla …”, gli
ordinava picchiandolo col pugno chiuso, ma Babbo Natale rimaneva
muto, il contorno del suo viso che tremolava sotto i colpi ed il
respiro che si faceva sempre più convulso e gracchiante, finché
l’ultimo alito di vita non gli si bloccò in gola e non respirò
più: muto e col volto rubicondo come se in fiamme.
Morto.
Steso a terra come un
gigantesco sacco rosso.
Alice accanto che lo
percuoteva ancora e gli ordinava di parlare, di confessare quel che
le aveva fatto, ormai anche lei in uno stato mentale precario.
Il cianuro aveva fatto
effetto.
Babbo Natale era
finalmente morto.
Il corpo dell’omone
tremolò come acqua ghiacciata che si scioglie al sole e cominciò a
dissolversi: il rosso scomparve per primo.
La stazza diminuì
notevolmente, quasi a rimpiccolirsi.
Le membra era come se si
rattrappissero.
Il colorito della pelle
era ancora un fuoco.
Per ultima scomparve
anche la fisionomia del viso.
Suo padre la guardava sa
terra spaventato e sorpreso, lo sguardo come bloccato su di lei.
Morto anche lui!
Alice cominciò a
singhiozzare e a piangere, come una bambina cattiva, Babbo Natale le
aveva mentito e lei aveva ucciso suo padre!
Alice rideva e urlava e
piangeva, ma finalmente era felice: l’uomo che le aveva distrutto
l’infanzia, l’uomo nero dei suoi abusi, che falsamente si
travestiva per lei a natale, per una parvenza di famiglia felice e
normale, era finalmente morto e non avrebbe più potuto farle ancora
del male.
Babbo Natale in fin dei
conti le aveva proprio fatto il regalo più bello del mondo, quello
che nascondeva anche a se stessa in un angolino della sua mente.
Il mostro era morto.
Il cianuro aveva ucciso
la persona giusta.
Dal pavimento sorsero
bagliori rossastri attorno alla sua ombra, che la spaventarono, lei
si alzò di scatto per fuggire ed in quel momento la sua immagine
andò ad impattare lo specchio: era vestita d’uno sgargiante rosso
bordato di pelliccia bianca, aveva addirittura il cappello!
Come se dal fondo del
pon pon, fin dentro la sua mente, salì una voce sconosciuta e
misteriosa, fievole e terribile come un tuono: “Tu saprai fare
meglio?”; una nuova vita gli si parò così davanti maligna e
assurda, poi tutto divenne d’un rosso cupo come sangue.
Vi è piaciuto?siete rimasti sconvolti?commentate e fateci sapere il vostro parere.