Racconti di Natale:IL REGALO DI NATALE

Siete pronti per questo secondo racconto natalizio? gentilmente offerto da Samuel Scrivano,scrittore esordiente e autore di Acrobazie verbali (di un uomo senza equilibrio) (pagina fb https://www.facebook.com/pages/Acrobazie-Verbali/199515943406647 ), libro che grazie ad una catena di lettura su anobii (http://www.anobii.com/forum_thread?topicId=3178833#new_thread) ho potuto leggere e apprezzare (ne riparleremo in seguito,non dimenticatevelo).

IL REGALO DI NATALE
                                                                  03/12/2011
Il ragazzo guardò Alice
con un sorriso scaltro e derisorio.
Un sospiro divertito
spuntò dalle labbra per quel che l’amica gli aveva appena detto.
“Dai Alice non è
possibile!”
Lei lo guardò furente ma
complice, “Ah no?!”
“Decisamente …”
“E perché no?”,
continuò in quella schermaglia scherzosa.
“Ma dai Alice, chi è
che odia Babbo Natale, molti odiano il natale, ma lui … è come
dire che non ti piace la cioccolata!”
“Ma a me piace la
cioccolata Sim! E le due cose non sono collegate. Io odio Babbo
Natale, ma se per te è così assurdo spiegami perché non dovrei …”,
sogghignò.
“Dai Alice … è un
vecchietto folle e rubicondo, gentile e vestito di rosso, costruisce
giocattoli per i bambini, vive al polo, ha un pancione da strizzare e
una barba bianca da tirare e, ah, l’ho già detto che costruisce
giocattoli?!”
“Primo”, cominciò
Alice un po’ stizzita, “non è rubicondo ma avvinazzato, questo
il motivo delle guance spaventosamente rosse, secondo il fatto che
sia dolce e gentile l’hai detto tu e non ne hai prove. Inoltre ha
una risata odiosa, ma a chi piace quel OH-OH-OH, oltretutto è un
vecchio che costruisce giocattoli, per non sappiamo quale fine, in
una fabbrica che inquina il nord del mondo e ci riesce pure! e poi
schiavizza dei nani o bambini con le orecchie a punta … Secondo me
ha dei segreti da rivelare!”
Sim proruppe in una
risata sincera e fragorosa, “Alice sei fantastica. Mi fai venire le
lacrime agli occhi, sembra davvero che tu ci creda quando ne parli!”
Alice gli fece una
linguaccia e una smorfia …
Il ragazzo finì il suo
caffè con lentezza studiando il sorseggiare dell’amica, “Allora
mi accompagni a finire il mio giro di regali? Me ne manca solo uno …”
“Va bene, ma non
credere che mi diverta, te lo faccio come favore! Odio fare i
regali.”
“Che odi fare i regali
ci posso anche credere, ma sospetto che tu te la spassi un mondo a
vedere le nostre facce quando scartiamo i tuoi.”
“Forse …”
***

Alice non era pazza,
semplicemente non amava quel suo assurdo personaggio dell’infanzia,
non perché intorno a quella figura fossero accaduti o cresciuti
avvenimenti particolari, a quanto se ne sapeva; ma l’aver scoperto
presto che era il padre a portarle i regali, le aveva ammantato Babbo
Natale d’una veste negativa così da poter salire velocemente dall’innocenza di bambina all’adolescenza da ragazza.

Così l’”Uomo nero”
e la “Fatina dei denti” sparirono senza pietà , e nessuna
traccia ne rimase nella mente, però l’idea d’un Babbo Natale
cattivo restò in lei, nascosta negli interstizi dei suoi
ragionamenti, alimentandosi lentamente della sua indifferenza che
diveniva pian piano odio.
***

Come ogni anno in quel
periodo Alice, un po’ per gioco, un po’ per scaramanzia, e un po’
credendoci per davvero, aveva preso l’abitudine a seguire una
vecchia e stupida tradizione, che lei però interpretava a suo modo.
Così il frutto delle sue fatiche giaceva ora sulla tavola: dei bei
biscotti tondi alle mandorle e noci torreggiavano tronfi e gustosi su
d’un bel piatto Maisen, ed una bellissima brocca Bon China quasi
traboccava di latte alle mandorle che spandeva un meraviglioso odore
tutt’intorno; due bicchieri, uno del colore dell’avorio e già
usato e l’altro vuoto, le attendevano accanto come due guardie a
riposo per essere o riempiti o svuotati.

Una mano ossuta e
affusolata, candida e dalle unghie perfettamente curate, come fine
porcellana in miniatura, giocherellava ansiosa col bordo di pizzo
della tovaglia: era il sintomo inequivocabile dell’attesa del suo
proprietario che aspettava il suo amabile ospite e faceva di
tutto per non addormentarsi …
Alice dormiva.
S’era assopita senza
accorgersene e controvoglia.
I suoi occhi s’erano
aperti e chiusi ritmicamente per alcuni minuti, dapprima con frenesia
per resistere alla tentazione d’appisolarsi, poi sempre più
lentamente vinti dalla stanchezza, finché il sonno ebbe la meglio su
di lei, fino ad un leggero russare.
Uno scricchiolio la
richiamò dal suo sonno scomodo, issata malamente sulla sedia con cui
si stava torturando.
Una enorme figura
bianco-rossa le si stagliò dirimpetto con fare bonario e divertito.
Le si sedette di fronte
ingombrando tutto lo spazio a disposizione.
Le narici della ragazza
fremettero di gioia ed odio: aveva ragione, esisteva! E finalmente
era lì …
“Bene, bene, bene,
salve signorina. È raro trovare una ragazza della tua età che crede
ancora in me!”, le sciorinò veloce l’omone con un luccichio
benevolo negli occhi ed un tono curioso.
“Vi sono tanti tipi di
certezze e fedi dopotutto …”
“Vero, vero, signorina,
te lo concedo. Ma a quanto pare più che di certezze o fede, qui si
parla di realtà …”
“Davvero sei
reale?Oppure ti sto sognando? ”
“Che tu sogni ogni
tanto è inequivocabile, altrimenti non crederesti ancora in me. Ma
sì sono reale e con tutto il lavoro che ho fatto questa notte sono
anche venuto a conoscere te, che sei l’ultima della mia lista di
quest’anno!”
“E perché sarei sulla
tua lista?”, ribatté preoccupata Alice dei risvolti di
quell’affermazione.
“Perché sei stata una
brava bambina ovviamente, perché altrimenti? E come tutte le brave
bambine meriti un regalo.”
“Merito un regalo?
Davvero? E di che genere sarebbe? Anzi non me lo dire; però
t’avverto che se è una visita alla tua fabbrica schiavista la
risposta è no grazie …”, rimbeccò al grassone.
“Ancora con queste tue
idee rivoluzionarie?”
Alice lo guardò
sbalordita che sapesse …
“Sì io so
signorinella, ma comunque sei stata una brava bambina, anche per una
adulta”, e continuando con un sorriso divertito,”ma anche un
ciccione falsamente gentile come mi definisci tu, paga i suoi
debiti!”
“Beh più che
falsamente gentile ti definirei un ciccione obeso che cammina di
soppiatto per le case altrui di notte, con fini non palesi e forse
loschi, con la scusa dei balocchi … ma immagino che avrei sentito
anche questa mia definizione!”
“Sì so tutto delle tue
affermazioni libertine, ma come t’ho già detto hai fatto proprio
la brava bambina quest’anno e quindi mi sono affannato a trovare il
regalo adatto, quello che volevi davvero, e indovina?”, finì
trionfante l’uomo in rosso.
“Facile l’hai trovato
giusto? Peccato che l’unico regalo che io voglia da te altro non è
che la verità!”
Babbo Natale però
scacciò quella affermazione con una mano, come si fa con le mosche
fastidiose, “Sono sicuro che ti piacerà il tuo regalo” ed
intanto addentava con fare goloso uno dei biscotti, mentre con la
mano libera innaffiava copiosamente di latte di mandorle il bicchiere
vuoto. Briciole marrone scuro e pezzi di nocciola caddero sulla barba
bianca come un contrasto, mentre un leggero rivolo chiaro scese dalle
labbra a sporcando anche i baffi.
“Sei divertente bambina
mia …”
Alice inorridì a quella
frase, “Io non sono tua figlia!”
“Ma certo, ma certo, ma
come dicevo prima il regalo per te l’ho trovato, ed è proprio
quello che più desideravi, e te l’ho già anche dato!”
Alice lo guardò
scettica, “E come?”
“Ma non è ovvio? Sono
qui ora, oggi la vigilia di Natale, ed invece di mostrarmi col corpo
di uno dei genitori, sono qui di persona …”
La ragazza si spaventò
per un attimo, ma riprese subito il controllo di sé, “Però sei
veramente tu?”
“Oh Ma certo, ma certo
cara ragazza. Sei felice?”
“Felice? Ma felice di
cosa? Io ti odio!”
“Ma era quello che
volevi!”
“Sì, no, forse, non lo
so, ma non mi aspettavo questo …”
“Il sì lo capisco, il
no posso immaginarlo, ma il forse?”, gli chiese l’immensa macchia
rossa.
“Il sì e il no sono
ovvi”, cominciò urlando Alice, “ma io ti incolpo di cose
gravissime e tu non smentisci? Non dici niente? Ti limiti a
sorridere?”
“Ma …”
“Peggio mi fai anche un
regalo …”, quasi sputò l’ultima parola.
“Attenta a come parli
signorinella”, poi Babbo Natale si placò bonario, “Io non ho
bisogno di smentire alcunché!”
Alice lo fulminò con gli
occhi e Babbo Natale continuò nella sua spiegazione, un capogiro o
una leggera vertigine lo bloccarono per un attimo, una mano che
s’infilava tra capelli e tempie a massaggiarle come una raspa,
scacciando a forza il fastidio e come se agitato continuò
imperterrito e concitato, “Io non bevo alcolici, sono sicuramente
fuori forma e di sicuro non sono uno schiavista …”, un respiro
affannoso e veloce si sostituì quasi all’ultima sillaba.
“Io non ti credo, dove
sono le prove?”
Il profumo di mandorle
saturava sempre più l’aria.
“Non ho bisogno di
prove io!”, tuonò l’uomo, il cuore che batteva all’impazzata,
“Possibile che tu sia così testarda da non vedere la verità?”,
ma la frase gli si strozzò in gola per un dolore fortissimo alla
testa, che poi sceso lungo il viso e sul collo, e più in basso fino
al petto come a comprimergli il torace.
L’omone sussultò, ma
continuò alterato, “Io sono innocente, quello di cui mi accusi è
falso!”, ma era così debole che appena s’alzò in piedi cadde
carponi a terra disorientato.
Alice lo guardava
impotente, quasi indifferente, ma non si può rimanere impassibili
davanti ad un uomo che muore egli si inginocchiò accanto.
Babbo Natale la guardò
rosso in viso, quasi paonazzo, il rossore simpatico del volto ormai
coperto da quello malsano, tentò di buttare giù una frase stentata,
un “Cosa …”, gli nacque e morì in gola ormai in preda ad una
confusione mentale che avrebbe potuto precedere un collasso da un
momento all’altro.
Alice gli teneva la mano,
gli occhi di ghiaccio fissi su di lui, “Parla, Parla …”, gli
ordinava picchiandolo col pugno chiuso, ma Babbo Natale rimaneva
muto, il contorno del suo viso che tremolava sotto i colpi ed il
respiro che si faceva sempre più convulso e gracchiante, finché
l’ultimo alito di vita non gli si bloccò in gola e non respirò
più: muto e col volto rubicondo come se in fiamme.
Morto.
Steso a terra come un
gigantesco sacco rosso.
Alice accanto che lo
percuoteva ancora e gli ordinava di parlare, di confessare quel che
le aveva fatto, ormai anche lei in uno stato mentale precario.
Il cianuro aveva fatto
effetto.
Babbo Natale era
finalmente morto.
Il corpo dell’omone
tremolò come acqua ghiacciata che si scioglie al sole e cominciò a
dissolversi: il rosso scomparve per primo.
La stazza diminuì
notevolmente, quasi a rimpiccolirsi.
Le membra era come se si
rattrappissero.
Il colorito della pelle
era ancora un fuoco.
Per ultima scomparve
anche la fisionomia del viso.
Suo padre la guardava sa
terra spaventato e sorpreso, lo sguardo come bloccato su di lei.
Morto anche lui!
Alice cominciò a
singhiozzare e a piangere, come una bambina cattiva, Babbo Natale le
aveva mentito e lei aveva ucciso suo padre!
Alice rideva e urlava e
piangeva, ma finalmente era felice: l’uomo che le aveva distrutto
l’infanzia, l’uomo nero dei suoi abusi, che falsamente si
travestiva per lei a natale, per una parvenza di famiglia felice e
normale, era finalmente morto e non avrebbe più potuto farle ancora
del male.
Babbo Natale in fin dei
conti le aveva proprio fatto il regalo più bello del mondo, quello
che nascondeva anche a se stessa in un angolino della sua mente.
Il mostro era morto.
Il cianuro aveva ucciso
la persona giusta.
Dal pavimento sorsero
bagliori rossastri attorno alla sua ombra, che la spaventarono, lei
si alzò di scatto per fuggire ed in quel momento la sua immagine
andò ad impattare lo specchio: era vestita d’uno sgargiante rosso
bordato di pelliccia bianca, aveva addirittura il cappello!
Come se dal fondo del
pon pon, fin dentro la sua mente, salì una voce sconosciuta e
misteriosa, fievole e terribile come un tuono: “Tu saprai fare
meglio?”; una nuova vita gli si parò così davanti maligna e
assurda, poi tutto divenne d’un rosso cupo come sangue.
Vi è piaciuto?siete rimasti sconvolti?commentate e fateci sapere il vostro parere.

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